Il canone a 300 franchi

Cominciamo subito con il dire che l’iniziativa “200 franchi bastano” è un’iniziativa gemella di quella chiamata “No Billag”, respinta da oltre il 70% dei cittadini svizzeri nel 2018. Hanno entrambe lo stesso obiettivo: minare alle fondamenta la SSR, e quindi anche la RSI. Entrambe mirano a eliminare il giornalismo indipendente garantito dal servizio pubblico nel nostro Paese. La “No Billag” mirava alla morte immediata del servizio pubblico radiotelevisivo, l’iniziativa “200 franchi bastano” vuole invece indebolire in modo massiccio la SSR, togliendole di fatto la forza per poter sopravvivere a corto-medio termine in un mercato mediatico sempre più concorrenziale e dominato dalle grandi piattaforme online internazionali, che poco hanno a che fare con la realtà elvetica. Entrambe le iniziative sono quindi anti-svizzere. Chi ha a cuore il nostro Paese, e la sua democrazia e il suo plurilinguismo, non può che bocciare anche questo secondo attacco in pochi anni diretto contro la SSR. Non per nulla oggi proprio il consigliere federale UDC Albert Rösti ha più volte sottolineato che l’iniziativa “200 franchi” avrebbe conseguenze “troppo pesanti” per la SSR.

Per il futuro della SSR, il Consiglio federale ha proposto oggi due  provvedimenti principali: il canone dovrà passare a 300 franchi, a partire dal 2029. Dal 2027 dovrà invece aumentare la quota di aziende sgravate dal pagamento del canone, in questo modo ben l’80% delle imprese svizzere potrà usufruire di questo sgravio. Una mossa tattica che ha una sua pertinenza, per indebolire le possibilità di successo dell’iniziativa. Le misure proposte vanno comunque a intaccare la struttura della SSR, chiamata a fare dei sacrifici importanti, in particolare nell’ambito dell’informazione sportiva e nell’intrattenimento. Con un richiamo anche a diminuire la propria offerta online. Si tratta in tutta evidenza di un ridimensionamento e di un indebolimento del servizio pubblico, con la SSR chiamata a risparmiare il 15% del proprio budget, con il rischio di licenziamenti e tagli di posti di lavoro. Questo in un contesto in cui, proprio in queste ultime settimane, diverse testate d’Oltralpe stanno tagliando in modo abbondante a danno del proprio personale. Per questo ATG non ritiene che sia il caso di indebolire ora anche la SSR, e con essa la RSI.

Per concludere due calcoli: oggi il canone costa attorno ai 90 centesimi al giorno per famiglia. Se consideriamo unicamente l’offerta giornalistica della SSR dobbiamo sottolineare che con questi 90 centesimi il pubblico ha a disposizione un’informazione di grande qualità, in tutte e quattro le lingue nazionali. Non solo per quanto riguarda le notizie di cronaca ma anche nel settore degli approfondimenti e dei dibattiti. E questo vale anche per l’offerta culturale e la copertura degli avvenimenti sportivi. 90 centesimi al giorno, se una famiglia è composta da 4 persone, significa una ventina di centesimi al giorno per persona. Agli occhi della nostra associazione questo sembra davvero poco. Per questo motivo diciamo “No” alle proposte formulate oggi dal governo. Al massimo possono essere accettati gli sgravi in favore delle aziende. Il Consigliere federale Albert Rösti si è comunque detto disposto a difendere il servizio pubblico. Un punto di partenza non da poco in vista di questa votazione popolare.

Il Comitato ATG